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LE PRATICHE AGONISTICHE NELLA CIVILTÀ MINOICA

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L'isola di Creta fu la culla della florida CIVILTÀ MINOICA (dal 2800 A.C. al 1450 A.C). Questa civiltà, chiamata minoica in riferimento al mitologico RE cretese MINOSSE, fu riscoperta tra il 1901 e il 1905, principalmente attraverso il lavoro dell'archeologo britannico Arthur Evans. Diffusasi nell'Egeo nel secondo millennio a.C., questa civiltà fu influenzata da quella egizia nell'arte, nella cultura ed anche nello "sport". Dall'Egitto passarono a Creta una serie di attività agonistiche e di giochi a carattere atletico, che con il passare del tempo i Minoici trasformarono in vere e proprie competizioni.

Le ATTIVITÀ SPORTIVE nell'epoca Minoica avvenivano durante le FESTE RELIGIOSE in cui gli spettatori assistevano all'ESIBIZIONE di ATLETI che si riproducevano in numerosi ESERCIZI che richiedevano DESTREZZA fisica e tecnica.

Tra gli sport minoici i più importanti erano la LOTTA, il PUGILATO, le ACROBAZIE e la TAUROMACHIA. La TAUROMACHIA era l’attività che aveva più di tutte le altre un CARATTERE RELIGIOSO data dalla sacralità del TORO e dai simboli religiosi raffigurati nelle sue rappresentazioni.

I dati archeologici: le rappresentazioni di “tauromachia”

 

Numerose rappresentazioni mostrano quella che viene definita una scena di “tauromachia”, o una sorta di esercizio atletico su un toro, da parte di uno o più giovani. Innanzitutto si tratta di resti di affreschi dal palazzo di Cnosso, ma sono documentati anche piccoli sigilli, bronzetti ed incisioni in avorio. Una quantità di materiali che indicano, pertanto, come queste scene fossero diffuse in quella cultura e dovessero assumere una valenza che per noi rimane oscura. Una sintesi divulgativa largamente diffusa così sintetizza il problema: «Con una sorta di danza acrobatica attorno al toro, questi audaci giovani, probabilmente in età compresa tra i 13 e i 19 anni, tentavano una serie di salti mortali e volteggi attraverso le corna del toro, appoggiandosi quindi sulla schiena dell’animale, movimenti giudicati potenzialmente fatali, se non impossibili, dai toreri e rodeisti moderni. L’arte e la scultura minoiche sono ricche di scene che rappresentano la tauromachia con figure di carnagione chiara e scura, come tratto distintivo del sesso (rispettivamente femminile e maschile), da sole o in squadre, mentre catturano il toro allo stato brado ed eseguono numeri straordinari. (…) Al momento non siamo ancora in grado di stabilire se questa attività fosse semplicemente uno sport spettacolare, seppur pericoloso, praticato da abili atleti, oppure un rito derivato dalla cattura di tori selvatici, destinati a sacrifici religiosi. L’unico aspetto palese è che gli animali non soffrivano (…), sebbene sia probabile che venissero sacrificati dopo le manifestazioni. Non si esclude che anche il rischio corso dagli atleti non fosse così esagerato come potrebbe sembrare; gli archeologi hanno infatti ritrovato diverse corna di toro con le parti più taglienti completamente limate.»

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