RIFLESSIONI AD ALTA VOCE SULL'ALLENAMENTO DELLE DISCIPLINE DI ENDURANCE DELL'ATLETICA
In questa sezione periodicamente cerco di mettere ordine sulla mia scrivania dando un filo, il più possibile, logico a tutti quei concetti, spunti, appunti e riflessioni accumulati nel corso degli anni riferiti all'allenamento delle discipline di Endurance dell'Atletica.
E' uno spazio personale, un ipotetico quaderno degli appunti che ritengo più importanti e significativi per aiutarmi a non dimenticarmene ed anche a ripassare a riragionare. Insomma una traccia, una bussola per il mio lavoro quotidiano sul campo.
Sia chiaro, sono una sintesi di ciò che ho capito e non è assolutamente detto che ciò sia corretto. Questa raccolta non ho nessuna ambizione divulgativa, nessuna velleità accademica. Un semplice spazio di riflessioni e parziali conclusioni che scaturiscono da domande e dubbi e che rimane in continuo e costante aggiornamento e forse anche per questo non potrà mai essere pubblicato se non qui.
PERCHE' CI ALLENIAMO?
COSA ALLENIAMO NELLE DISCIPLINE DI ENDURANCE DELL'ATLETICA?
Secondo le informazioni raccolte ed annotate in questi anni, per correre veloce nelle specialità di Endurance dell'Atletica Leggera è necessario perseguire diversi obiettivi di allenamento finalizzati a:
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AUMENTARE L'APPORTO DI OSSIGENO AI MUSCOLI;
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AUMENTARE LA PERCENTUALE DELL'OSSIGENO CHE VIENE UTILIZZATA DAI MUSCOLI STESSI;
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MIGLIORARE LA CAPACITA' DELL'ORGANISMO DI SMALTIRE L'ACIDO LATTICO PRODOTTO DAI MUSCOLI IMPEGNATI;
Questo, però non basta, per ottenere una performance ottimale è importante anche, per esempio:
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AVERE UNA CORSA POCO DISPENDIOSA E SAPER MANTENERE QUESTA BUONA ECONOMIA DEL GESTO FINO ALLA FINE
Conta molto, però, anche:
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ESSERE IN GRADO DI PROTRARRE A LUNGO, IL PIÙ A LUNGO POSSIBILE, LA VELOCITÀ' DI GARA; non basta insomma, avere un motore potente, deve anche essere un motore che sappia resistere a lungo a certi livelli.
Ed alla fine, se siamo in grado di arrivare spalla a spalla con i migliori:
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ESSERE CAPACI DI FINIRE FORTE
Tutto questo ovviamente si può tradurre in PERFORMANCE SPORTIVA nel momento in cui si realizzano determinati PRESUPPOSTI attraverso i quali riusciamo a MODULARE il TRAINING con CONTINUITÀ rimanendo in una buona condizione di SALUTE (benessere) sotto il punto di vista FISICO (strutturale/meccanico), ORGANICO (sistemico/interno) e PSICOLOGICO (gestione delle emozioni/ottimizzazione).
MIGLIORARE L'APPORTO DI OSSIGENO AI MUSCOLI [VO2]
Quando si parla di "APPORTO di O2 ai MUSCOLI" si fa riferimento alle "COMPONENTI AEROBICHE CENTRALI".
L'ossigeno (che si trova nell'aria in una percentuale pari a circa il 21%), deve arrivare dentro le fibre muscolari. Questo avviene grazie alle inspirazioni che fanno sì che l'ossigeno giunga nei polmoni, fino a quelle piccolissime sacche che sono gli alveoli; questi hanno una parete molto fine e sono ricoperti dai vasi sanguigni più sottili, i capillari. L'ossigeno esce dall'alveolo, attraversandone la parete; attraversa anche la parete dei capillari ed arriva così nel sangue che scorre nei capillari stessi. Qui si lega all'emoglobina che è contenuta nei globuli rossi, i quali costituiscono una parte importante del sangue (in volume rappresentano circa la metà). Il sangue è mantenuto in movimento dal cuore e si sposta in tutto il corpo dentro a "tubi" di vario diametro, i vasi sanguigni.
In questa maniera, l'ossigeno - legato all'emoglobina, a sua volta veicolata dai globuli rossi - può arrivare dai polmoni ai muscoli. Le fibre muscolari sono circondate da una fitta rete di capillari. Dai capillari l'ossigeno può uscire, attraversare la membrana delle fibre ed entrare in esse. Qui si lega alla mioglobina, una molecola che, per molti versi, somiglia all'emoglobina e lo trasporta dalla periferia delle fibrocellule muscolari fino là dove verrà utilizzato per produrre l'ATP necessario, all'interno dei mitocondri.
L'apporto di ossigeno ai muscoli dipende da diversi fattori legati al SANGUE, al CUORE ed alla CIRCOLAZIONE.
- SANGUE: riferito alla quantità di Emoglobina, proteina legata ai Globuli Rossi, attraverso la quale viene trasportato l'O2 in tutte le parti del corpo, raggiungendo in tal modo anche i muscoli. Anche a questo motivo è forse dovuta la ricerca di training in ALTURA dalla maggior parte dei migliori atleti.
- CUORE: il sangue è mantenuto in continuo movimento grazie al Cuore, la funzione del quale viene spesso giustamente ritenuta quella di una POMPA. Maggiore la quantità di sangue pompato ad ogni battito, maggiore sarà la quantità di ossigeno che giungerà ai muscoli.
- CIRCOLAZIONE: i tubi attraverso i quali deve passare il sangue devono essere liberi da ostruzioni che oltre a causare possibili problematiche di salute limiterebbero la quantità e la velocità con il quale il sangue e dunque l'ossigeno possa arrivare ai muscoli. In questa direzione diventa importante sicuramente l'attenzione all'ALIMENTAZIONE.
COME ALLENIAMO L'APPORTO DI OSSIGENO AI MUSCOLI?
Semplificando un pò le cose, si può dire che - ai fini della scelta dell'allenamento più utile per allenare l'apporto di ossigeno ai muscoli e quindi l' "Aerobico Centrale" - quello che conta di più è scegliere quelle tipologie di allenamento che migliorano la CAPACITA' del CUORE di "POMPARE" TANTO SANGUE ad OGNI BATTITO, ossia di incrementare quella che si chiama "GETTATA PULSATORIA" (quantità di sangue pompata ad ogni pulsazione del cuore).
Da tale punto di vista i MEZZI di ALLENAMENTO più efficaci sembrano essere quelli che portano la FREQUENZA CARDIACA a VALORI ELEVATI, vicino alla FREQUENZA MASSIMA dell'individuo. Semplificando ancora le cose, il cuore - per far sì che la parte contrattile diventi più potente (= sia in grado di "pompare" più sangue ad ogni battito e quindi ad ogni minuto) - deve trovare una buona resistenza quando, contraendosi, espelle il sangue: DEVE BATTERE a FREQUENZA ELEVATA o DEVE INCREMENTARE RAPIDAMENTE la FREQUENZA a cui BATTE.
La FREQUENZA CARDIACA può essere PORTATA A LIVELLI ELEVATI (vicini a quelli massimi) CON COMBINAZIONI DI TRATTI BREVI di corsa ALLA MASSIMA VELOCITA' e con RECUPERI BREVI, OPPURE TRATTI PIU' LUNGHI (anche della durata di alcune decine di secondi) RIPETUTI UNA o PIU' VOLTE.
Ai fini del MIGLIORAMENTO della GETTATA CARDIACA (quantità di sangue pompata dal cuore in un minuto), è ancora più efficace l'AUMENTO RAPIDO della FREQUENZA CARDIACA, la sua salita nel più breve tempo possibile a valori molto alti. Questo si può ottenere con uno sforzo che determina una richiesta energetica (spesa nell'unità di tempo) molto alta, in particolare con le SALITE. Se l'impegno è massimo, la frequenza cardiaca sale più rapidamente con la corsa in salita che con la corsa in pianura per via del notevole lavoro necessario, nell'unità di tempo, per accelerare verso l'avanti il corpo e, al tempo stesso, sollevarlo.
Le SALITE devono essere di almeno 60 metri. Lo sforzo deve essere il più elevato possibile, l'intervallo fra una prova e l'altra piuttosto lungo, tale da permettere al cuore di scendere, per esempio, vicino ai 100 battiti al minuto e, dunque, di far si che sia pronto ad un'altra risalita rapida (di varie decine di battiti per minuto in un tempo di poco più di 10 secondi) nella successiva ripetizione. Nel medesimo tempo, però. non è consigliabile per il fondista la produzione e l'accumulo nei muscoli di elevate quantità di acido lattico quali si avrebbero se la durata dell'impegno fosse di alcune decine di secondi.
AUMENTARE LA % DELL'OSSIGENO CHE VIENE UTILIZZATA DAI MUSCOLI
Le singole fibre muscolari sono circondate da una specie di rete di capillari dai quali esce l'ossigeno che attraversa la membrana delle fibre ed entra così all'interno di esse; a questo punto, viene portato dalla mioglobina in quei corpuscoli nei quali esso verrà utilizzato, i mitocondri.
Affinché dell'ossigeno che giunge ai muscoli ne possa essere utilizzata la percentuale più alta possibile, è certamente importante che:
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sia molto fitta questa rete di capillari che circonda le fibre muscolari che intervengono nel gesto specifico;
conta anche che ci sia:
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una buona quantità di mioglobina che fa da trasportatore fra il punto in cui l'ossigeno arriva alle fibre (appena dentro la fibra stessa) fino al punto in cui esso verrà utilizzato (i mitocondri);
I fattori più importanti, però, sono:
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il numero e volume dei mitocondri, ma anche - e le due cose sono strettamente legate - la concentrazione degli enzimi presenti all'interno della fibra.
LA MIOGLOBINA
E' una sostanza simile all'emoglobina nella struttura chimica, nel colore (anch'essa è rossa) e nella funzione principale, quella di trasportare l'ossigeno; ma mentre l'emoglobina è contenuta nei globuli rossi, la MIOGLOBINA SI TROVA NELLE FIBRE MUSCOLARI. In particolare lavora come TRENO-NAVETTA, ossia TRASPORTA L'OSSIGENO DALLA PERIFERIA DELLA CELLULA (dove arriva dopo che è uscita dai capillari) fino AI MITOCONDRI, i corpuscoli nei quali è utilizzato per "bruciare" gli zuccheri e i grassi, e ricavarne così energia.
Una SECONDA FUNZIONE ben nota della mioglobina è quella di essere il "GRANAIO" dell'OSSIGENO, ossia costruire UNA SPECIE DI SERBATOIO (scorta) di questo gas, UTILE SOPRATTUTTO ALL'INIZIO DELL'ATTIVITA', quando i meccanismi che lo trasportano dall'aria fino alle fibre non sono ancora del tutto attivati e le fibre dovrebbero rimanere con un rifornimento del tutto inadeguato dell'ossigeno stesso.
Uno studioso spagnolo, Nicolas Terrados, ha evidenziato ALTRE DUE FUNZIONI della mioglobina. Una è che essa è in grado di "CATTURARE" l'ACQUA OSSIGENATA che si forma dentro la fibra e CHE E' MOLTO TOSSICA PER LA MATERIA VIVENTE. La seconda è un pò più complessa e per spiegarla si deve tenere in considerazione che l'ossigeno, quando si trova disciolto in ambiente acquoso (come succede, per esempio, nei muscoli, dopo che è uscito dai capillari sanguigni), tende a spostarsi dai punti in cui la concentrazione è maggiore a quelli in cui la concentrazione è minore. Ebbene: QUANDO L'OSSIGENO E' LEGATO ALLA MIOGLOBINA sfugge a questa regola, PASSANDO CON MAGGIORE FACILITA' dagli spazi intracellulari DENTRO LE FIBRE che sono RICCHE DI MIOGLOBINA.
Non sembra esistere alcun tipo di allenamento a livello del mare che sia in grado di far aumentare i tassi di mioglobina nei muscoli; soltanto quelli svolti in ALTURA risulterebbero efficaci in questo senso.
I MITOCONDRI
Si parla talvolta di "densità mitocondriale" per intendere lo spazio percentuale che, all'interno di una singola cellula, viene occupato dai mitocondri. Per capire perché la quantità dei mitocondri (e degli enzimi in esso contenuti) è molto importante, si può pensare ad una fabbrica alla quale arriva tanta materia prima: se il numero delle macchine e degli operai è adeguato, può venire utilizzata una quantità molto elevata della materia prima e si produce la massima quantità possibile del prodotto finale di quella fabbrica. Se, invece, ci sono troppo poche macchine e/o troppo pochi operai, la percentuale della materia prima utilizzata è inferiore a quella massima possibile.
La %U è significativa soprattutto per le prove che si svolgono a velocità simili alla vd in particolare la mezza maratona, la maratona, i 10.000 metri e, in misura inferiore, i 5000 metri. Essa può essere considerata un indice "periferico", un indice cioè della distribuzione del sangue (capillari) e dell'utilizzazione dell'ossigeno (mitocondri ed enzimi mitocondriali) a livello dei muscoli che intervengono nel gesto specifico.
Fissione e Fusione mitocondriale
Fissione e Fusione mitocondriale
Come possiamo far si che aumentino le macchine e gli operai, o - in altre parole - come si può far si che nella fabbrica aumentino di numero e di volume i mitocondri, aumenti l'attività degli enzimi in essi contenuti e si abbia così un utilizzo più elevato dell'ossigeno che arriva ai muscoli ed una minore produzione di lattato a parità di velocità (o parità di percentuale della soglia anaerobica o del massimo consumo di ossigeno)?
L'avere una elevata percentuale di utilizzazione del massimo consumo di ossigeno alla vd può verosimilmente essere determinato dal fatto di possedere - forse per ragioni genetiche e/o per le abitudini motorie in età giovanile - un'alta percentuale di fibre rosse e dal fatto di aver svolto un allenamento specifico specie per quelle fibre di tipo intermedio.
Il fattore biologico che fa si che nella fibra muscolare diventino più grossi i mitocondri che già esistono e che se ne formino di nuovi, è rappresentato dalla formazione nella fibra muscolare di una concentrazione non elevata di acido lattico, per esempio compresa fra le 4-5 e le 6-7 millimoli per litro. Va tenuto in considerazione che alla velocità di Soglia Anaerobica nel sangue possiamo trovare una concentrazione di lattato attorno alle 4 millimoli e che la concentrazione di lattato nel sangue è sempre inferiore a quella che c'è nelle fibre.
Gli allenamenti più efficaci per allenare le componenti aerobiche periferiche e quindi per migliorare la vd a parità di VO2max sono quelli in cui si corre ad una velocità attorno alla Soglia Anaerobica sia sotto forma di lavoro continuo protratto per alcuni o meglio vari chilometri (MEDIO, CORTO VELOCE), sia sotto forma di ripetizioni di tratti di alcuni o vari minuti (INTERVALLI LUNGHI).
Nelle discipline di Endurance dell'Atletica Leggera dapprima intervengono soprattutto le fibre di tipo I. Ma dopo alcuni o vari chilometri (di meno o di più, secondo il grado di allenamento di ciascun corridore), in alcune di esse si esaurisce il contenuto di glicogeno; esse vengono dunque accantonate, non essendo più in grado di intervenire. A sostituirle sono allora chiamate le fibre di tipo II affinché l'atleta possa mantenere la stessa velocità di corsa. L'allenamento di questo tipo di fibre muscolari all'impegno aerobico ed in particolare l'aumento al loro interno del contenuto in mitocondri fornirà un vantaggio per la prestazione specie nella parte finale della gara, appunto quando alcune fibre lente (di tipo I) saranno "fuori uso" e dovranno essere sostituite da quelle veloci (di tipo II) in particolar modo quelle cosiddette intermedie.
L'utilizzo di modalità esecutive come la PROGRESSIONE, le VARIAZIONI e la SALITA permettono di allenare efficacemente le caratteristiche aerobiche delle fibre di tipo II, specie quelle del sottotipo IIa ecc, in esse, in tal modo, potrà aumentare l'utilizzazione dell'ossigeno secondo i meccanismi descritti in precedenza.
Durante la preparazione risulterà sicuramente utile dunque, svolgere il MEDIO su percorso COLLINARE, il CORTO VELOCE su un tratto di strada con una pendenza piuttosto blanda ma costante che possiamo definire CRONOSCALATA o SALITA LUNGA, oppure le RIPETUTE LUNGHE su terreno da CROSS o tratti in leggera SALITA. Attraverso questi espedienti, l'impegno muscolare sarà maggiore per esempio perché in salita ad ogni passo, essendo necessario sollevare il centro di gravità in misura tanto maggiore quanto più elevata è la pendenza della strada, interviene una percentuale superiore di fibre di tipo II, delle quali così, vengono allenate le componenti aerobiche.
Nel programma di allenamento troveranno spazio anche modalità di esecuzione del MEDIO e del CORTO VELOCE in PROGRESSIONE come anche tratti di corsa al ritmo di Soglia Anaerobica alternati a tratti ad intensità medio-lenta utilizzati come recupero al quale diamo il nome di VARIATO. Questo tipo di lavori educa alla sensibilità ai diversi ritmi di corsa ma, il grosso vantaggio sarà quello di accelerare il ricambio delle fibre muscolari. L'accantonamento delle fibre lente, infatti, è accentuato dalla somma di due fattori che così permettono di eseguire un allenamento efficace delle caratteristiche aerobiche delle fibre veloci:
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il fatto che, in questi tipi di allenamenti si creano le condizioni affinché le fibre di tipo I compiano una grande quantità di lavoro ed una buona parte di esse, di conseguenza, esaurisca il glicogeno e finisca, per così dire, "fuori uso";
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il fatto che la velocità più elevata implica di per sé l'intervento di una maggiore percentuale di fibre veloci.
VARIATO / DISTANCE WORKOUT FLOAT RECOVERY
CRONOSCALATA / TEMPO RUN
MIGLIORARE LA CAPACITA' DELL'ORGANISMO DI SMALTIRE L'ACIDO LATTICO PRODOTTO DAI MUSCOLI DURANTE LA CORSA
Nelle discipline di Endurance visto l'impegno e la durata dello sforzo i muscoli producono quantità non indifferenti di acido lattico. Esiste il tempo affinché i due ioni dell'acido lattico (ioni idrogeno, quelli che danno acidità e ioni lattato) lascino le fibre muscolari all'interno delle quali sono stati prodotti e dapprima passino nei liquidi extracellulari (quelli in cui si trovano immerse le fibre muscolari) e poi attraverso i capillari (i vasi sanguigni più piccoli) si riversino in quantità massicce nel sangue attraverso il quale vengono portati in tutto il corpo e dove in parte potranno anche essere eliminati o nel caso del lattato utilizzato ai fini energetici da parte di fibre muscolari dello stesso muscolo o di altri muscoli del corpo.
Se tali ioni non venissero smaltiti, nelle fibre muscolari aumenterebbe ben presto l'acidità ed esse sarebbero messe fuori uso. Questo però non avviene negli atleti ben preparati e che corrono le diverse distanza ad un'intensità adatta al loro livello.
Arcelli ha diviso le componenti lattacide in tre gruppi:
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le componenti lattacide interne alle fibre
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le altre componenti lattacide "periferiche", ossia tipiche della membrana delle fibre muscolari e delle altre componenti intrinseche a quei muscoli che intervengono nel gesto specifico e che producono acido lattico.
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le componenti lattacide "centrali", cioè quelle non legate ai muscoli produttori di acido lattico, ma ad altri tessuti, organi ed apparati che intervengono per eliminare dal sangue gli ioni idrogeno e gli ioni lattato, oltre che per porre rimedio ai cambiamenti indotti dall'arrivo nel sangue di tali sostanze.
LE COMPONENTI LATTACIDE INTERNE ALLE FIBRE MUSCOLARI
Possibilità di SMALTIMENTO del LATTATO all'INTERNO del MUSCOLO che lo ha PRODOTTO (da parte di Fibre non produttrici)
LA METABOLIZZAZIONE DEL LATTATO DA PARTE DEI MUSCOLI PRODUTTORI
L'UTILIZZO del LATTATO da parte di FIBRE che NON LO HANNO PRODOTTO ma che sono situate nel muscolo nel quale altre fibre lo hanno prodotto oggi è ampiamente riconosciuto. Un singolo muscolo, in altre parole, può contemporaneamente essere produttore e consumatore di lattato: le fibre di Tipo II più spiccatamente glicolitiche, in particolare, possono produrre lattato; quelle di Tipo I, al contrario, consumarlo, bruciandolo completamente oppure utilizzandolo per produrre glucosio. Si tenga presente che questo consumo di lattato ha un effetto alcalinizzante (ossia fa diminuire il grado di acidità), dal momento che ogni molecola di lattato che scompare determina al tempo stesso l'eliminazione di uno ione H+.
LA CARATTERISTICHE DEI MEZZI DI ALLENAMENTO PIU' EFFICACI
Dunque considerando il fatto che un muscolo che produce lattato può contenere anche fibre che, contemporaneamente, lo consumano; il "SEGNALE" più efficace è verosimilmente costituito dalla PRESENZA NEL MUSCOLO, DURANTE IL LAVORO, DI LATTATO IN QUANTITA' NON ELEVATE; il tipo di lavoro che determina un miglioramento di tali caratteristiche dovrebbe essere costituito da LAVORI IN CUI SI ALTERNANO TRATTI PIU' VELOCI A TRATTI PIU' LENTI, ossia DA RIPETUTE AD ANDATURE SIMILI A QUELLA DI GARA (meglio, anzi, un pò più veloce) SEPARATE DA TRATTI DI CORSA AD ANDATURA PIU' LENTA.
- VCr - 10-12 x 1000 RG10k rec 2/3:1 (ovvero se corro 3' recupero 2')
- FARTLEK - 25 x 400 RG5k rec 40"
Enrico Arcelli - Le gare sulle medie e lunghe distanze - la scuola italiana di Mezzofondo, Fondo e Marcia (25 anni di esperienze) - Centro Studi e Ricerche;
Enrico Arcelli - Acido lattico e prestazione - quello che l'allenatore deve sapere - Cooperativa Dante Editrice;
Enrico Arcelli - Fisiologia e allenamento per la mezza maratona (parte 1 e 2) - novararunning
COSTO ENERGETICO DELLA CORSA
AVERE UNA CORSA POCO DISPENDIOSA E SOPRATUTTO SAPER MANTENERE QUESTA BUONA ECONOMIA DEL GESTO FINO ALLA FINE risulta fondamentale per due ordini di motivi: ottenere una performance ottimale e riuscire a non farsi male durante gli allenamenti.
Enrico Arcelli - Le gare sulle medie e lunghe distanze - la scuola italiana di Mezzofondo, Fondo e Marcia (25 anni di esperienze) - Centro Studi e Ricerche;
Enrico Arcelli - Acido lattico e prestazione - quello che l'allenatore deve sapere - Cooperativa Dante Editrice;
Enrico Arcelli - Fisiologia e allenamento per la mezza maratona (parte 1 e 2) - novararunning
http://www.runningtechniquetips.com/2011/11/jerry-schumachers-strength-training-secrets-part-1/
http://www.runningtechniquetips.com/2011/11/jerry-schumachers-strength-training-secrets-part-2/
http://www.runningtechniquetips.com/2011/11/jerry-schumachers-strength-training-secrets-part-3/