Ragazzi, voglio parlarvi di Emil ZATOPEK perché dalla sua vita, dalle sue gesta possiamo imparare un paio di cosine importanti.
Emil ZATOPEK è stato in assoluto uno dei più grandi corridori di endurance (lunga distanza) della storia olimpica e mondiale. Ma soprattutto ZATOPEK è stato un esempio di perseveranza, volontà e tenacia ineguagliabile che oggi, senza ombra di dubbio, si fa davvero fatica a trovare.
Correva, ma nella sua vita non si limitò a correre. Correva male, la testa chinata di lato, le spalle contratte, ansimando forte. Una questione di stile; ma era uomo di sostanza, non di forma. Quando i carri armati russi giunsero a Praga non fecero sconti, né lui ne volle. Teneva sì un poster di Stalin in camera, ma era solo l’immagine di un ideale. Uno abituato a correre ripetute da 200 metri con la moglie sulla schiena sa cos’è la fatica. E quando la fatica piega il corpo, spesso raddrizza lo spirito. Sul suo groppone doveva decidere lui chi e quando potesse salire, e disse no. Disse no a Stalin e una miniera d’uranio fu il suo confino.
Nato nel 1922 in un paesino dell’allora Cecoslovacchia (ora divisa in Repubblica Slovacca e Repubblica Ceca), ZATOPEK, fin da giovane fu costretto a fare diversi lavori facendo parte di una famiglia numerosa e non certo agiata come per esempio quello di calzolaio, come suo padre, che gli diede l’opportunità di scoprire la corsa. Fu proprio mentre lavorava alla Bata di Zlin (una grande azienda che opera ancora oggi nel settore delle calzature) che, vista la defezione di uno dei prescelti, ancora 19enne nel 1941 venne convocato per prendere parte ad una corsa podistica. In realtà Emil fu tutt'altro che entusiasta, non si sentiva preparato per quella gara ma dopo una visita medica di controllo che lo classificò in gran forma fu praticamente costretto a partecipare. ZATOPEK si schierò al via e prese parte alla corsa senza grandi motivazioni ma nonostante questo finì secondo. Dopo questo risultato inaspettato iniziò ad allenarsi, la sera, dopo aver lavorato tutto il giorno nella fabbrica di scarpe. Le cose divennero più semplici quando entrò in accademia diventando un militare professionista. Qui ebbe tutto il tempo di cui aveva bisogno per allenarsi e, ovviamente, migliorare.
Poi la guerra fermò il mondo, spezzò tantissime vite ma fortunatamente non quella di ZATOPEK, ragazzo un po' sgraziato ma dal talento fisico enorme al pari di quello caratteriale, un cavallo da corsa con la tenacia di un mulo.
Il talento di Zatopek divenne noto al grande pubblico in occasione delle olimpiadi di Londra del 1948 dove vinse i 10000 metri piani rifilando un giro al francese Alain MIMOUN ed arrivò secondo per un non nulla nei 5000 (battuto dal belga Gaston REIFF), quando, sono parole di Emil, "dopo tanti giorni di guerra, di bombe, di morte e di fame, il ritorno dei Giochi fu come il ritorno del sole... Al villaggio degli atleti non c'erano frontiere, solo il meraviglioso calore di uomini e donne che si incontravano di nuovo dopo aver perso cinque anni di vita".
Rimase imbattuto per anni, stabilì record del mondo a ripetizione, ma la differenza tra un Campione ed una Leggenda sta nel gesto epico.
L’apoteosi di questo corridore cecoslovacco, infatti, fu senza dubbio la tripla medaglia d’oro olimpica conquistata ai Giochi di Helsinki del 1952 (della quale conservo gelosamente in tavernetta il poster).
Come da pronostico ZATOPEK vinse l’oro sia nei 5000 (il 24 luglio) che nei 10.000 metri (il 20 luglio) che gli organizzatori misero nella stessa settimana, a distanza di pochi giorni. Era difficile farle entrambe tanto che la maggior parte degli altri atleti ne scelse una soltanto. ZATOPEK no ovviamente e non soltanto le vinse ma lo fece per due volte alla sua maniera. Nella gara più lunga del programma su pista, i 10.000 metri, vinse impostando dopo solo 3 km una gara ad eliminazione con accelerazioni improvvise a cui resistette solo il francese Alain MIMOUN staccato ad un giro dalla fine ed argento a quasi 16 secondi. Sui 5000 metri il bis avviene al termine di una gara rocambolesca che a 300 metri dal traguardo vede ZATOPEK ormai spacciato messo fuori dai giochi dall'accelerazione del britannico CHATAWAY, del transalpino MIMOUN e del tedesco SCHABE. Ma poi incredibilmente, tirando fuori tutte le energie residue, si riprende di colpo e con uno sprint convulso supera tutti i suoi tre rivali aggiudicandosi il secondo oro olimpico.
Ma fu solo alla vigilia della maratona (il 27 luglio) che l’impresa divenne leggenda. ZATOPEK non ne aveva mai corso una in vita sua, ma forte di tempi stratosferici sia sui 20 che sui 30 km (detenendo il record del mondo anche in queste discipline), la mattina della gara, tra lo stupore e l’incredulità si fece assegnare un pettorale e si schierò alla partenza tra i 65 partecipanti.
Non avendo mai corso la distanza la sua tattica fu piuttosto semplice, individuò il più forte (il detentore del primato mondiale di Maratona, l’inglese Jim PETERS con 2:20:42), e gli si incollò correndo fianco a fianco con lui.
PETERS, pensando di sfiancare l’avversario, impose fin da subito un ritmo molto elevato (15:43 ai 5 km) tanto da staccare tutti (19 secondi su un terzetto composto da Stan COX, Gustaf JANSSON e ZATOPEK) e transitare ai 10km (31:55) con un vantaggio di 16 secondi ed un’andatura che, se mantenuta fino in fondo, gli consentirebbe di ritoccare il Record mondiale. Qui inizia, però, la rimonta di ZATOPEK, che insieme allo svedese JANSSON raggiunge il battistrada britannico al quindicesimo chilometro.
A circa metà gara (19esimo chilometro), distanziati ormai tutti fuorché il favorito e lo svedese, il cecoslovacco, non avendo esperienza di gare così lunghe, chiede al collega inglese se il ritmo non sia forse troppo elevato. PETERS pur sapendo che la velocità è molto elevata, risponde che in realtà i due stanno andando “troppo piano” ed in quel momento la Leggenda si compì. Quella di ZATOPEK era una macchina da pista e a quei ritmi rispose con un’accelerazione a cui PETERS e JANSSON tentarono di resistere fino al trentesimo chilometro. Il risultato fu che il britannico non riuscì a terminare la gara in preda ai crampi consentendo a ZATOPEK di entrare nello stadio di Helsinki in perfetta solitudine e di raccogliere così il suo terzo oro olimpico battendo, con 2:32:03, di due minuti e mezzo l’argentino GORNO, medaglia d’argento, e lo svedese JANSSON, bronzo, e limando di oltre 6 minuti il Primato Olimpico. ZATOPEK corse la maratona senza mai fermarsi ai rifornimenti, come se fosse stata una gara di mezzofondo su pista. Ma dopo, per un’intera settimana, non fu quasi in grado di camminare. “La crisi più bella della mia vita”, raccontò Emil in seguito ai giornalisti.
E pensare che Zatopek aveva rischiato di non esserci, a Helsinki: per protestare contro l'esclusione dalla squadra olimpica cecoslovacca del suo compagno di squadra Sebastian JUNGWIRTH, sospettato di simpatie anticomuniste, Emil aveva detto no alla convocazione. Poi la Federazione era tornata sulla propria decisione e i due atleti avevano raggiunto in ritardo il Villaggio Olimpico in Finlandia. Villaggio molto diverso da quello che lo aveva incantato a Londra. Questa volta era diviso in due settori dalla guerra fredda: a Kapyla alloggiava la maggior parte degli atleti nel tradizionale clima festoso dei Giochi; a Otaniemi, invece, il ritiro delle squadre dell'Est europeo era sorvegliato severamente per scoraggiare eventuali contatti e fughe verso il capitalismo. Presagi di quella storia che avrebbe travolto anche la vita dei coniugi ZATOPEK.
Le grandi imprese per le quali viene ricordato sono il risultato di anni di allenamenti massacranti, sconfitte dolorose e sacrifici enormi. Più delle medaglie e dei record, ZATOPEK è ricordato per la sua testardaggine che non gli permetteva di arrendersi di fronte a nulla e per questo è di ispirazione per generazioni di sportivi e runners. Poco alla volta, da autentico autodidatta mette insieme un piano di preparazione che verrà giudicato “inumano” ma che invece influenzerà le generazioni successive di tecnici ed atleti. Ogni giorno macina quantità incredibili di chilometri. Anche più di trenta per un totale settimanale che arriva e talvolta supera i 250 chilometri. Sperimenta allenamenti innovativi per l’epoca, con ripetute a metà strada tra il Fartlek, inventato dagli svedesi, e l’Interval Training di moda in Germania alla fine degli anni Trenta. Ed è nelle sedute di Intervall Training che Zatopek strabilia il mondo arrivando a fare 60 volte i 400 metri in 66/67 secondi recuperando 400 metri in 90 secondi. Totale alla mano si tratta di fare 120 giri della pista arrivando a completare ben 24 chilometri! Roba da collassare sulla pista, ma sul piano cardiaco Zatopek è un fenomeno.
ZATOPEK correva male ansimando forte e le sue smorfie con un’espressione di agonia sul volto oltre ai suoi sbuffi (uno dei motivi per cui era soprannominato “La Locomotiva”) facevano sorridere gli spettatori degli stadi ed erano oggetto di ironie da parte dei telecronisti dell’epoca. Però vinceva. La vita non è un concorso di bellezza, conta il risultato.
L’atleta cecoslovacco era tutto fuorché un uomo dalle mezze misure. Correva per miglia (unità di misura anglosassone) anche nella neve, e non lo faceva con l’ultima scarpetta tecnica ultraleggera. No, si allenava con degli stivali da guerra più pesanti di due ferri da stiro. "Mi ricordo che una domenica mattina corremmo per venti chilometri nella neve del bosco", ha raccontato Dana a "Sports Illustrated" nel 1990. A metà percorso io crollai a terra sfinita: "Tu vai avanti, lasciami morire qui..." dissi scherzando a Emil. Ma lui prese una corda e mi legò ai suoi fianchi. Così corse fino a casa trascinandomi nella neve. Alla fine di quella giornata, arrivati a casa, mi disse che si sentiva stanco. Una volta tanto..."
A quei tempi non solo allenarsi era difficile, nell’immediato dopoguerra, anche solo raggiungere le città in cui si disputavano le gare era un’impresa epica. Nel 1946 bloccato a Praga ZATOPEK, per partecipare alla sua prima gara internazionale a Berlino decise di raggiungere la capitale tedesca… in bicicletta! Una tranquilla pedalata di 354 km lungo le strade disastrate dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Dopo la repressione della “Primavera di Praga” da parte dell’esercito russo, ZATOPEK e sua moglie Dana INGROVA pagarono a caro prezzo la firma sul “Manifesto delle Duemila Parole” e l’attivismo di piazza. Emil viene espulso dal partito comunista cecoslovacco e dall'esercito. Per umiliarlo viene mandato nelle miniere di uranio di Jachymov, alla frontiera tedesca, vive per sei anni in un magazzino prima di tornare nella capitale come spazzino. A Praga, intanto, Dana riempie un cassetto con le foto e i ricordi della loro vita da campioni: le decine di record di Zatopek nel mezzofondo (tra il 1944 ed il 1955 migliora 4 volte il Primato Mondiale dei 10.000 metri portandolo da 29:28.2 a 28:54.2, una volta quello dei 5000 con 13:57.2 e due volte quello dell’ora in pista con 19.558 mt e 20.052 mt), le trentotto vittorie consecutive nei 10.000 tra il 1948 ed il 1954.
Le medaglie di Londra ed Helsinki quando anche Dana sale sul podio più alto del Lancio del Giavellotto con la medaglia del marito nella borsa come talismano. L'ultima maratona alle olimpiadi di Melbourne, 1956, un sesto posto inevitabile dopo l'operazione all'ernia uscita fuori per gli allenamenti con Dana sulle spalle.
Non so se Emil ZATOPEK sia stato i miglior corridore di tutti i tempi ma di certo nessuno è riuscito a fare ciò che ha fatto lui. La sua vita è un esempio di caparbietà, perseveranza e rigore che non può che essere di ispirazione.
Morì a Praga, impoverito dall'uranio nel letto di un ospedale pubblico di Stresovice nell'autunno del 2000 all'età di 78 anni. Dana era ancora al suo fianco e un’intera nazione pianse il suo Eroe.
Se vi capita di passare da Losanna in Svizzera, fate un giretto nel parco olimpico, c'è la statua di un'atleta che corre scomposto con una smorfia di fatica sul volto. Rimanete in silenzio, la sentirete ansimare forte. Tornate a casa portando con voi la capacità di resistere che ha caratterizzato la vita di questo impareggiabile CAMPIONE.
Bibliografia e Sitografia
“Correre” di Jean Echenoz, Adelphi
“Maratoneti, storie di corse e di corridori” di Marco Patucchi, Baldini & Castoldi
www.runlovers.it/2012/emil-zatopek-la-locomotiva-umana/
www.runnersworld.it/olympic-moment-emil-zatopek-helsinki-1952
www.efficacemente.com/2015/02/perseveranza/
https://running.gazzetta.it/news/18-07-2017/zatopek-locomotiva-umana-31619
https://running.gazzetta.it/news/18-07-2017/zatopek-locomotiva-umana-31619/2
https://running.gazzetta.it/news/18-07-2017/zatopek-locomotiva-umana-31619/3